Home Page La credibilità di un quadro sta nella capacità di avvicinare al suo mistero Indietro

I quadri hanno sicuramente bisogno del mondo ma forse possono fare anche a meno del suo applauso.

 

 

“La conoscenza rende l’opera bella”

Giovanni Fidanza (San Bonaventura)

 

 

Chi fa un quadro è l’interprete e l’esecutore di una partitura della realtà interiorizzata - costituita dalle tracce di relazioni con lo spazio, gli oggetti e le persone - senza, tuttavia, restituircene una mera riproduzione.

Il suo lavoro è orientato a stabilire un ordine che metta in relazione la sua complessità con l’universo circostante, una sorta di operazione di scavo per portare alla luce un ordito che colui che osserva dovrà a suo modo completare.

 

La dinamica della creatività impone spesso più livelli di comunicazione e quindi può richiedere, in alcuni casi, l’ibridazione dei mezzi espressivi e l’uso del paradosso che è strettamente unito al dramma.

 

Mettere in scena il paradosso è un atto di sfida che ha capacità eversive ed, essendo un fattore di inquietudine, instabilità e disagio, risulta come una concreta opportunità, come uno strumento efficace per indagare la dimensione impura e contraddittoria della realtà.

 

In più, per colmare il deficit comunicativo che spesso la pittura presenta ai giorni nostri, si può pensare di far entrare la parola nel suo territorio dando l’occasione di mettere in relazione l’interno e l’esterno, il visibile e l’invisibile, il materiale e l’immateriale.

Non si tratta, però, di dare un significato ad un oggetto, perché non ne ha in modo esplicito, ma di porre in atto un espediente concettuale in cui l’ambiguità - indotta dal titolo - diventa un efficace generatore di plurimi sensi connessi.

 

L’opera diventa, così, un’occasione per un incontro, per rapportarsi con l’alterità dell’altro attraverso il recupero della dignità dei contenuti veicolati modellando, con l’uso del nodo, altre forme di un linguaggio ereditato dal “sapere storico”.

 

Il dramma percepito fa emergere, allora, la dimensione “scriteriata” dell’esistenza umana che va oltre il quotidiano, il banale e il normale e che svela la problematica molteplicità del vero.

 

Tutto questo costituisce una “pietra d’inciampo”, un elemento di disorientamento che richiama l’attenzione di colui che guarda riaccendendo, forse, in lui un interesse confidando sulle competenze inferenziali e referenziali della sua prestazione psicologica, stimolato dai dubbi che nascono dalla consapevolezza che l’errore è sempre in agguato quando si è al cospetto con un contesto complesso.

 

Si tratta, in altre parole, di trovare un criterio - forse ambizioso - per colmare i vuoti di senso e svelare ulteriori valori delle cose anche fuori dal ristretto recinto dell’ordine razionale, costruendo uno spazio concettuale necessario al movimento del pensiero per scoprire assonanze cognitive e affettive.

Cogliere la ricchezza semantica di un’opera significata avvicinarsi al suo mistero, cioè avvertire i modi e le intenzione, anche inconsapevoli, che sono stati posti in atto dall’autore per organizzare emozioni e concetti, elementi pertinenti per la sua “comprensione”.