Home Page Il senso del nodo Indietro

La nostra mente produce quel mondo che ha prodotto la nostra mente

La nostra vita è la storia della sfida tra la volontà della ragione a cogliere tutto il reale e la resistenza che questo reale oppone alla ragione.

Costruiamo ciò che chiamiamo conoscenza superando vincoli ed ostacoli che sono prodotti dalla nostra maniera di concettualizzare l’esperienza, ma in nessun caso potremo dire che questa conoscenza sia una rappresentazione della realtà.

Sarebbe ingenuo ritenere che il cammino trovato che ci permette di vivere sia l’unico possibile e quindi "reale".

La complessità che ci troviamo ad affrontare è la conseguenza del mondo che noi stessi abbiamo generato, essa non è una caratteristica intrinseca della realtà ma deriva dalla relazione tra gli obiettivi, i mezzi e i modi che costruiamo per raggiungere questi obiettivi.

La complessità agisce da stimolo fecondo che ci spinge ad andare oltre per approdare ad una conoscenza non normativa, non compiuta fra chiarezza e oscurità evidenziando il carattere costruttivo del non equilibrio.

Fare pittura significa racchiudere nello spazio del quadro il nodo oscuro dell’esistenza, la fine inquietante del tempo e le energie della materia. Il fare evidenzia quindi la speranza di allontanarsi dalla banalità tragica e anonima della vita e si propone come impresa intellettuale che dà forma alle molte anime del presente interpretando il clima del tempo.

L’arte non è specchio né mera illustrazione ma interpretazione della realtà: è leggerezza pensosa e non superficialità pesante, è comunicazione e non informazione.

 

Aderire con una cosa, con il reale, significa annullare la distanza che ci separa dalla cosa medesima; in altre parole, significa perdere quella lontananza che ci permette di valutarne e apprezzarne l’aspetto. Significa perdere la capacità di prendere le misure dell’esistente restando prigionieri della immobile e sterile contemplazione della vita che scorre.

 

Il nodo è un gesto semplice per raccontare un mondo complesso che mi permette, senza manifestare una capacità nell’imitare, una perizia esecutiva e nemmeno attraverso la ricerca della bellezza, di incarnare nella materia tutti quei pensieri che possano condurre verso un maggior grado di coscienza e consapevolezza.
Indagare le trame del reale, mettendo insieme percezione e pensiero, serve per non tracciare un’artificiosa via di seduzione ma per sollecitare l’immaginazione a costruire un modello di mondo più ragionevole e ospitale.

Non ho paura di rendermi ridicolo se penso l’arte come atto per andare oltre l’apparenza, matrice di una visione orientata a tracciare il profilo di una nuova identità collettiva.