Lo schema visualizza
come il concepimento e la costruzione delle mie opere
strutturino il meccanismo della percezione
L'esperienza
percettiva, frutto dell'integrazione tra emozione, memoria e
aspettative, tende a risolvere le ambiguità e aiuta lo sguardo,
narcotizzato dal consumo ingordo e indistinto, a diradare
l’opacità che lo avvolge per saturarsi di umanità e avviare una
lucida riflessione sulla contemporaneità, in cui il neoliberismo
e la globalizzazione hanno indebolito quelle regole che
garantivano una certa solidarietà nella scellerata ricerca del
guadagno a ogni costo e nel dannoso dominio incontrollato della
natura.
Forte, allora,
dovrebbe sentirsi l’ansia e il desiderio per il superamento
dell’attuale omologazione culturale, funzionale al sistema.
La sinergia tra
nodo e titolo, “strumenti” del pensiero, danno respiro vitale
alla fisicità della forma interpretando lo “spirito del tempo”.
---
Il
nodo
è l’unico simbolo di un alfabeto che combina parole, seppur
prive di significato letterale specifico, capaci di “parlare” da
sempre e in ogni luogo un linguaggio universale.
Nelle mie opere svolge le seguenti funzioni.
Funzione simbolica
• Mutua la complessità della vita; Il nodo infatti per la sua
natura incarna efficacemente il concetto di complessità,
caratteristica che gli deriva dall’essere, pur nella sua unicità
oggettuale, elemento che riflette per trasposizione i molteplici
significati diversi che il vocabolo nodo assume.
Funzione geometrica e dinamica
• E’ una forma complessa che non permette di essere colta
attraverso un unico punto di vista, va oltre le regole della
simmetria e allude all’indistinto, rimanda alla molteplicità.
• Dimensiona lo spazio: euclideo e iperbolico. Perturba la
superficie come un’onda sismica dando una discontinuità dinamica
alla luce prodotta dallo spazio pittorico deformato.
• Si comporta come un attrattore di un sistema dinamico in
quanto stabilisce un assestamento dell’oscillazione percettiva
attorno a se stesso.
Funzione psicologica
• Genera, per empatia, un’azione motoria quale ripetizione
istintiva del processo creativo, fatto di dilatazioni e
compressioni, segni di respiro e pulsioni che evocano lo
scorrere della vita: il nodo deforma la materia, la forza per
deformare i corpi impiega del tempo, il tempo articola gli spazi
e conferisce ritmo all’opera.
• Fa sorgere la sensazione di un imminente, ineluttabile e
inquietante accadere per effetto dell’oscura energia che la
materia annodata cela e a stento sembra contenere: spesso il
senso germoglia dalla mancanza, da ciò che non si vede ma di cui
avvertiamo la presenza.
• Contribuisce a strutturare una forma che non nasce dal
coordinamento di un insieme di parti distinte e unite
armonicamente ma da un’unione in cui ogni singola parte ha perso
la sua autonomia, approdando a una coesione molteplice. Rispetto
alle criticità della contemporaneità, il disagio individuale
perde la sua singolare specificità per divenire il riflesso di
un destino comune.
Funzione identitaria
• E’ un segno che da riconoscibilità.
---
La
funzione del titolo.
Il titolo in un’opera, non simbolica, non è necessario ma se è
presente la trasforma non in una raffigurazione o imitazione ma
in un’esperienza che sollecita un’interpretazione, rendendo
presente ciò che apparentemente è assente senza alcuna pretesa
di praticità.
E’ impensabile sostenere che il titolo, espressione di un
concetto e non un’inutile didascalia, spieghi in parole ciò che
è a noi davanti perché questo resta comunque ambiguo e
complesso.
Sotto l’effetto del titolo, però, l’opera determina una
consapevolezza che va oltre l’indagare le proprietà di un
oggetto materiale o il ricercare una sterile lista di
significati, ma sprona a trovare una spiegazione che ha un
valore culturale e di senso o
di insensatezza e casualità.
Quindi, la percezione dello spettatore non è guidata solo da
elementi formalistici ma diviene permeabile anche al pensiero
che fornendo Indicazioni significative ma inosservabili, attiva
la sua immaginazione a mettere in gioco tutta una serie di
proprietà, di relazioni intenzionali e casuali, legati al
contesto storico e all’appartenenza a una tradizione che non
potremmo trovare altrove.
L’immaginazione si fa promotrice non di un’illusione ma di
un’elaborazione molteplice, fatta di scelte e esclusioni, in cui
concorrono simultaneamente sentimenti, emozioni, aspettative,
immagini, idee e riflessioni, e accompagna lungo un cammino
di lettura, né semplice né definitivo, inoculando al contempo un
bisogno sorprendente e irrinunciabile di ripeterlo
continuamente. Si determina, allora, il miracolo della
trasfigurazione di una “cosa” in un’opera, in un prodotto
storico di supporto ad un’esperienza umana che fornisce una
guida nell’accesso alla realtà e regola il modo di orientarsi
nel mondo.
|