Testo critico sul catalogo "Le forme pensiero"
Negli intrecci del mondo Il nodo come elemento metaforico e come presenza plastica, la materia del mondo che si colloca al centro del quadro per creare una fusione psicologica ed emozionale con lo spettatore, un gioco multiplo di rimandi e di allusioni in relazione diretta con lo spazio della vita: Gualtiero Redivo costruisce i suoi lavori con una rigorosa struttura stilistica e concettuale che rielabora in modo fecondo molte esperienze delle avanguardie del Ventesimo secolo.
Questo meccanismo
nasce non a caso attraverso un inflessibile controllo sulla
configurazione dell’opera, dove ogni particolare è calibrato con
una meticolosa azione progettuale e costruttiva, collocando con
attenzione tutte le singole parti della struttura nel riquadro
geometrico che circoscrive e dà più forza comunicativa e
simbolica alla materia che l’artista inserisce al centro del suo
nucleo visuale.
Redivo sceglie
quindi con attenzione tutti gli elementi delle sue opere e
medita con raffinata esattezza la loro disposizione, le
combinazioni delle materie e le diverse gradazioni di una
monocromia che ha un evidente risvolto intellettuale nei
passaggi dal bianco al grigio, nelle modulazioni dei neri e
delle ocre, in strutture sospese tra ordine e disordine, dove la
geometria razionale delle forme è solo la superficie di una
tessitura di relazioni metaforiche che spesso contraddicono
volutamente la severa organizzazione delle composizioni.
Il nodo
rappresenta dunque un elemento plastico e oggettuale che corona
la composizione dell’opera, la sua struttura meditata e studiata
con meticolosa cura nelle piegature delle stoffe, nella presenza
delle cuciture, nel sezionamento dei listelli di tela, nelle
leggere vibrazioni cromatiche, nell’assemblaggio degli inserti
tridimensionali: il risultato è quello di un lavoro che intende
costituire con efficacia un nuovo contatto con lo spettatore, un
collegamento non destinato soltanto alla visione, ma a costruire
un ponte multisensoriale che non coinvolga solo lo sguardo, nel
viaggio di un’azione tattile non così distante da quella che
aveva teorizzato Marinetti, un’interazione fisica con l’opera di
cui si attraversa paradossalmente la superficie per entrare in
contatto con i suoi nessi più densi e profondi, per creare nuove
reazioni in cui la mente è coinvolta in modo totale.
Il nodo diviene
così una figura simbolica scelta dall’artista per indurre un
senso di crisi attraverso un rapporto dinamico con lo sguardo,
in una configurazione spazio-temporale dove la materia
dell’opera si relaziona direttamente con l’occhio, le mani e la
psiche dello spettatore dando davvero una forma tattile a quel
di filo di Arianna che ci conduce attraverso i meandri chiari
del labirinto concettuale dell’artista.
Questo nitido
risultato viene raggiunto attraverso una soluzione concettuale
che lega il linguaggio alla visione: nelle opere di Redivo,
infatti, il titolo ha un valore speciale e destabilizzante che
crea un cortocircuito tra immagine e testo, un voluto sfasamento
tra le parole e le cose, in un’azione dove quello che si legge
sembra non avere apparentemente alcuna relazione con il quadro.
In questo modo
l’autore rende il suo nodo una metafora della complessità e
delle sue stratificazioni che assume nel tempo forme e
significati differenti, ponendosi sempre come fulcro delle
opere, ma caricandosi di legami reali e allusivi che danno luogo
ogni volta a un contesto nuovo e diverso, a un campo di
riferimenti denso e ricco di valenze.
Redivo compone
così le sue opere infatti attraverso la sutura di tensioni
opposte, di polarità formali che alludono a dialettiche
simboliche in una visione critica che dà senso a tutto il suo
lavoro, in un intreccio dove le parole tracciano un percorso
parallelo dove l’artista rivela la volontà di riflettere
profondamente sulle contraddizioni del nostro tempo, sulle
opacità e sui drammi contemporanei, sulle ambiguità della
politica e della morale comune, sui quesiti insoluti della
globalizzazione, sugli intricati nodi che segnano il panorama
complesso del nostro presente. |