Commento apparso su Eventi Culturali - anno II numero 5 maggio 2007 - per la mostra “Nodi d’acqua” alla Rufartgallery
Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, a partire da lunedì 30 aprile 2007, sino al 12 maggio 2007, la Rufartgallery di Roma - spazio espositivo della RUFA (Rome University of Fine Arts) Libera Accademia delle Belle Arti - ospita una bellissima selezione di opere di Gualtiero Redivo; si tratta di opere rappresentative della ricerca svolta dall’artista nell’ultimo anno di attività. Curata da Andrea Romoli Barberini, la mostra si compone di una serie di opere inseribili nell’ambito delle ricerche polimateriche indagate dall’artista da diversi anni.Il tema della mostra “acqua per la vita” nasce dalla convinzione che l’arte in quanto capace di parlare una lingua trasversale a tutte le ideologie, le religioni, al di la di ogni sua spettacolarizzazione, è chiamata spesso a svolgere un ruolo di stimolo verso quelle coscienze spente e assopite che alimentano la storia delle apatie e delle crisi di ideali. L’arte si propone, in questo modo, come un grande laboratorio nel quale si sperimentano nuove forme di umanesimo, tese a suggerire percorsi possibili verso un progressivo appannamento delle differenze. La pittura di Redivo rifugge da ogni forza persuasiva del bello e cerca di influenzare le emozioni attraverso una riflessione sull’informe e sulle ragioni del “diverso” di fronte all’identico. Dal momento che la consapevolezza del limite umano fa capire che il mondo accessibile ai sensi non è che una modesta porzione della realtà, Redivo trova necessario complementare il visivo con il concettuale proponendo itinerari espressivi che siano anche il travestimento di una idea e non solo visione. L’idea è il superamento dei predicati di quella forma astratta, anonima e regolatrice di tutti gli scambi che si chiama mercato, ovvero quella competizione sfrenata, l’assenza di rispetto degli uomini e della natura, la terribile esaltazione del denaro, generatore simbolico di tutti i valori. Per tale ragione la devianza dalla simmetria, seppur proposta in forma minimale, manifesta la volontà di destabilizzare l’ordine prevedibile e di incitare alla riflessione: un attentato ai nessi logici tradizionali per incentivare e spronare ad andare oltre e vedere secondo una prospettiva nuova. Grazie all’esperienza del negativo, l’artista promuove la ricerca di senso o meglio il senso nasce dal rifiuto e dal tentativo di rimozione del negativo. Ma c’è altro nelle opere di Redivo che resta nascosto dietro le apparenze esibite delle immagini che lasciano laconicamente trapelare la seduzione della notte; è il sottile fascino che emana da tutto ciò che è ombra e ambiguità, là dove tutto è inconsistenza e tutto appare voluttuosamente lecito. All’innocenza artigianale si sostituisce lo sguardo obliquo della memoria che accantona la sterile riproduzione a vantaggio di una creativa complementarietà d’interferenze alla ricerca di una teatralità intesa non come pateticità retorica ma come nuovo mondo comunicativo che, soggetto ad una sorta di principio di indeterminazione, frantuma l’unicità della percezione in una galassia di significati.
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I
gesti di Gualtiero Redivo (Commento al Catalogo)
Colori, gesti, intrecci, annodature e manipolazioni, così prende vita il
mondo fantastico dell’Arte di Gualtiero Redivo. L’artista gioca con le
materie, unisce alla pittura un corollario di materiali scartati dalla
società, non più utilizzati, "morti", ridando loro forma, colore,
significato, insomma nuova vita. Redivo focalizza il suo modo di fare Arte in un gesto lento e silenzioso
attraverso il quale viviamo una sorta di flash back. Oggetti conosciuti, già
visti, molto vicini alla nostra quotidianità prendono nuove forme, sembianze
di qualcuno o qualcosa, dando agli elementi artistici la possibilità di
acquisire una nuova immortale anima con il compito di far capire,
avvicinare, rieducare quell’occhio ormai lontano e assente da tutto ciò che
concerne i valori di una vita e soprattutto dell’Arte. Concettualmente
sorprendente nel raccontare il contemporaneo, di taglio profondamente
sociologico, tutto si racchiude in una "O", quella "O" teatro, dove Shakespeare raccontava con scene scarne, prive di contorni scenografici,
all’interno del quale solo il fenomeno sinestetico era ammesso allo
spettacolo, concentrato esclusivamente al centro della scena,
sull’attore-elemento che Redivo usa come fonte di profonda riflessione sulla
nostra società contemporanea. In
"Nodi d’Acqua" crea una stretta attraverso i tre anelli sulla superficie
acquifera del telaio, rivelando un evidente gesto di chiusura, segno
d’elevata sensibilità verso un bene di primaria importanza, un atto di forza
verso tutti coloro che, abbagliati dal Dio danaro, non danno più rilevanza
ai beni primari come Acqua-Arte. Redivo compie un duplice gesto lasciando
campo libero all’elemento acqua simbolo ri-generatore di vita, custodendolo
e scagliandolo allo stesso tempo contro il fruitore testimone ufficiale di
dispersioni di beni, invitandolo a riflettere su quale sia l’esatta strada
per una giusta società contemporanea. Nell’opera "Arco di Ulisse" l’artista si cala nella tanto discussa tematica
del confronto contemporaneo presentandoci sulla scena il nulla assoluto
presenziato da due androgine figure in competizione fra loro, pronte a
pagare pegno, pur di arrivare a consumare quel traguardo finale, sul gradino
più alto della società, senza sapere che sarà la stessa a paralizzarle e
spingerle verso la cecità, sino alla completa perdita d’identità. L’intento di Gualtiero Redivo è di sottolineare il gioco fragile degli
equilibri che vengono molto spesso a mancare nel nostro tempo, mettendo un
riflettore sul nostro modo di vivere, evidenziando tutti quei buchi neri,
quelle voragini ormai aperte, generate dalla mancata attenzione a valori
importanti, cercando, attraverso il suo modo puro di fare Arte, la denuncia
assoluta. |