Commento sul pieghevole della mostra “Piccole strategie per sopravvivere” alla Galleria Lucia Messina Arte Contemporanea (ex IlFuturista) - Crotone A ben guardare la produzione di tanta arte contemporanea è legata essenzialmente ad un profondo senso di dolore e di sofferenza che l’artista esprime in svariate modalità di rappresentazione. L’ arte ha assorbito le fratture e le incongruenze del nostro vivere e grazie alla sensibilità degli artisti è diventata una sorta di simbolo emozionale del nostro stare qui, sul pianeta Terra. Il visibile è legato a doppio filo con l’invisibile e la produzione artistica ha tentato di carpirne gli intimi segreti del “non-qui”, il più delle volte senza esito alcuno. Gualtiero Redivo, a cui dedichiamo questa esposizione, ha tentato di rappresentare gli interstizi del dramma quotidiano con una rappresentazione artistica oggettuale e di lievi “spostamenti” cromatici. Recuperando e modulando materiale apparentemente di scarto, Redivo ha assemblato corde e garze e pezze di stoffa pronto a “scrivere pagine e pagine” come silente invocazione all’inviolato. L’artista ha aperto e lasciato entrare nella sua poetica tutta la sofferta malinconia del nostro agire. Gli strappi e le cuciture, gli assemblaggi e le lacerazioni sono state un continuo viaggio d’andata e di ritorno verso gli spazi del dramma, della caduta, della ferita a morte. La sua sensibilità artistica lo ha portato a rappresentare l’intima traiettoria del nostro galleggiare nel mare profondo. Equilibrato ed efficace dal punto di vista tonale, Redivo ha orientato le sue opere verso una risoluzione apparentemente calma, “raffreddata” ed equilibrata. In Redivo c’è stata una straordinaria cura dell’oggetto quasi quanto un monaco benedettino ha custodito una icona dai richiami antichi e senza tempo. Nelle sua opere abbiamo colto una specie di “tensione al valium” il cui effetto collaterale non è ben sperimentato e valutato dai “tests” della nostra percezione. In fondo, il ricucire (con corde e pelle) ha già indicato una tensione dinamica tra due parti il cui esito è affidato ad entrambi. I tagli e le ferite, che Redivo ha distribuito in diverse sue opere hanno avuto un peso notevole nella nostra tradizione artistica che hanno simboleggiato elementi della tradizione induista. Eros e Thanatos sono stati i punti centrali della riflessione della riflessione induista orientale e, a noi ci è parso che questo tagliare e spaccare sia il viaggio o verso l’estasi o verso l’innominabile vuoto. |