Testo critico sul catalogo "L'intelligenza dei nodi"
"Che gli uomini tornino ad annodare
corde al posto di proferire parole a vanvera” (Lao Tze)
Da alcuni anni sono intento a seguire, con vero interesse,
l’opera di Gualtiero Redivo, come sempre mi succede quando mi
imbatto in artisti che danno visione, per intero, alla loro
indole, non inseguendo mode o tendenze, e studiano… amano ancora
lo studio, quindi la ricerca, in ambito sapienziale, come poi la
loro opera testimonia. Ecco il perché dell’intelligenza del
nodo, essendo lo stesso simbolo di infinite realtà conoscitive
nell’ambito di tutte le tradizioni culturali, religiose,
mistiche, filosofiche, scientifiche presenti sul pianeta. Il
nodo fu per gli antichi egizi segno di vita e di immortalità, se
si viveva nell’amore della divinità, Iside, che lo stesso
rappresentava; nelle Upanishad e nel Buddhismo indica la
liberazione dell’essere, l’elevazione, l’eternità, e lo stesso
vale per il Tantrismo; quindi è presente nel Caduceo di Ermete o
Mercurio, ambasciatore degli Dei, nonché nelle Sephiroth
ebraiche dell’Albero del Kabbalah, quale immagine di legame col
cielo; per non dimenticare il famoso Nodo di Gordio, re di
Frigia, il cui timone del proprio carro era legato con un
intreccio di funi talmente complicato che nessuno era in grado
di scioglierlo e, secondo l’oracolo, l’Impero d’Assia sarebbe
andato nelle mani proprio di colui che ci sarebbe riuscito;
quindi il Nodo di Salomone, i cui lunghi capelli si
avvilupparono in un nodo che si sciolse solo quando egli decise
di essere più magnanimo, perciò più buono, con gli uomini;
inoltre il nodo come valore di morte corporea, ma non
spirituale, sia per gli indù sia per gli aborigeni australiani;
invece chi dedito alla Teurigia sa benissimo che il nodo è
l’anticamera di molte pratiche magiche; come, nel Corano, viene
indicato quale riferimento tra malefico e benefico, così che in
molte popolazioni arabe i maschi si annodano le barbe per
protezione nei confronti dei demoni… quindi il nodo come
talismano per la buona sorte; poi nodo come legame tra esseri
umani di fronte a Dio, perciò quale giuramento; oppure pensiamo
al nodo nelle civiltà americane precolombiane, usato come
sistema di scrittura o di contabilità; e anche i vari nodi nelle
corde che cingono alla vita il saio di certi ordine monastici,
indicanti le preghiere da recitarsi durante la giornata; oppure
come definizione di blocco da sciogliersi perché limita o
impedisce il dinamismo mentale o comportamentale in ambito
psicologico; fino ad arrivare ad Albrecht Durer o a Leonardo da
Vinci, i quali avevano una dedizione particolare per il nodo,
inteso quale perenne legame con la divinità; inoltre il Nodo
Massonico, simbolo, per gli esoterici, del “perenne amore”… non
a caso di colore rosso, come la passione che si riversa nelle
fede; infine i nodi nei fregi celtici, o alla sommità dei
capitelli delle cattedrali romaniche o gotiche; quindi i nodi
zen; quelli presenti nei fasci littori romani; la stessa Stella
di Davide, tutti esempi riportati nell’interessante volume “Il
grande libro dei nodi” di Clifford Ashley (edito in Italia da
Rizzoli nel 1989), pubblicazione che risale al 1944 illustrata
da ben settemila disegni, o anche nel più recente “Nodi” di
Alexei Sossinsky (edito da Bollati Boringhieri), senza volerci
scordare degli infiniti nodi presenti nei costumi della
marineria. Così, Gualtiero Redivo, fa suo un vero e proprio
cosmo, proponendocelo con somma maestria e tramite
un’accattivante, seppure forte, ricerca plastico-formale,
creando centri nevralgici, punti di energia, ai quali, a mio
avviso, necessita rimanere avvinti, al fine di non perdersi nel
marasma di un’attualità sempre meno conscia di sé, dimentica di
ciò che è stata, spesso alla deriva causa la vela di una ratio
in più punti “disannodata” dall’albero maestro. |