Indietro Gian Ruggero Manzoni

Testo critico sul catalogo "L'intelligenza dei nodi"

 

"Che gli uomini tornino ad annodare corde al posto di proferire parole a vanvera” (Lao Tze)

Da alcuni anni sono intento a seguire, con vero interesse, l’opera di Gualtiero Redivo, come sempre mi succede quando mi imbatto in artisti che danno visione, per intero, alla loro indole, non inseguendo mode o tendenze, e studiano… amano ancora lo studio, quindi la ricerca, in ambito sapienziale, come poi la loro opera testimonia. Ecco il perché dell’intelligenza del nodo, essendo lo stesso simbolo di infinite realtà conoscitive nell’ambito di tutte le tradizioni culturali, religiose, mistiche, filosofiche, scientifiche presenti sul pianeta. Il nodo fu per gli antichi egizi segno di vita e di immortalità, se si viveva nell’amore della divinità, Iside, che lo stesso rappresentava; nelle Upanishad e nel Buddhismo indica la liberazione dell’essere, l’elevazione, l’eternità, e lo stesso vale per il Tantrismo; quindi è presente nel Caduceo di Ermete o Mercurio, ambasciatore degli Dei, nonché nelle Sephiroth ebraiche dell’Albero del Kabbalah, quale immagine di legame col cielo; per non dimenticare il famoso Nodo di Gordio, re di Frigia, il cui timone del proprio carro era legato con un intreccio di funi talmente complicato che nessuno era in grado di scioglierlo e, secondo l’oracolo, l’Impero d’Assia sarebbe andato nelle mani proprio di colui che ci sarebbe riuscito; quindi il Nodo di Salomone, i cui lunghi capelli si avvilupparono in un nodo che si sciolse solo quando egli decise di essere più magnanimo, perciò più buono, con gli uomini; inoltre il nodo come valore di morte corporea, ma non spirituale, sia per gli indù sia per gli aborigeni australiani; invece chi dedito alla Teurigia sa benissimo che il nodo è l’anticamera di molte pratiche magiche; come, nel Corano, viene indicato quale riferimento tra malefico e benefico, così che in molte popolazioni arabe i maschi si annodano le barbe per protezione nei confronti dei demoni… quindi il nodo come talismano per la buona sorte; poi nodo come legame tra esseri umani di fronte a Dio, perciò quale giuramento; oppure pensiamo al nodo nelle civiltà americane precolombiane, usato come sistema di scrittura o di contabilità; e anche i vari nodi nelle corde che cingono alla vita il saio di certi ordine monastici, indicanti le preghiere da recitarsi durante la giornata; oppure come definizione di blocco da sciogliersi perché limita o impedisce il dinamismo mentale o comportamentale in ambito psicologico; fino ad arrivare ad Albrecht Durer o a Leonardo da Vinci, i quali avevano una dedizione particolare per il nodo, inteso quale perenne legame con la divinità; inoltre il Nodo Massonico, simbolo, per gli esoterici, del “perenne amore”… non a caso di colore rosso, come la passione che si riversa nelle fede; infine i nodi nei fregi celtici, o alla sommità dei capitelli delle cattedrali romaniche o gotiche; quindi i nodi zen; quelli presenti nei fasci littori romani; la stessa Stella di Davide, tutti esempi riportati nell’interessante volume “Il grande libro dei nodi” di Clifford Ashley (edito in Italia da Rizzoli nel 1989), pubblicazione che risale al 1944 illustrata da ben settemila disegni, o anche nel più recente “Nodi” di Alexei Sossinsky (edito da Bollati Boringhieri), senza volerci scordare degli infiniti nodi presenti nei costumi della marineria. Così, Gualtiero Redivo, fa suo un vero e proprio cosmo, proponendocelo con somma maestria e tramite un’accattivante, seppure forte, ricerca plastico-formale, creando centri nevralgici, punti di energia, ai quali, a mio avviso, necessita rimanere avvinti, al fine di non perdersi nel marasma di un’attualità sempre meno conscia di sé, dimentica di ciò che è stata, spesso alla deriva causa la vela di una ratio in più punti “disannodata” dall’albero maestro.