Indietro Andrea Mazzoli

(3/12/2010) Alcune riflessioni sulle opere che saranno esposte nella mostra "La Macchina dei Nodi" - pianificata per i primi mesi del 2012

 

Ho visto le foto che mi hai inviato e devo dire che le trovo particolarmente affascinanti: la ripetizione dei materiali sigillati da nodi, che ne nascondono il contenuto (che però riaffiora, suggerendo la presenza di sangue o di spazzatura oppure l’esistenza di un “dietro”: quando la materia aderisce alla superficie dell’opera e sembra promettere la scoperta di uno spazio misterioso su cui affacciarsi sciogliendo i nodi … come nelle favole).

 

Una visione che mi sembra pessimistica, che drammatizza il mondo e l’epoca che stiamo vivendo e che però allude anche a possibili vie di salvezza (esistere come se costretti in una prigione, spesso determinata non dalle nostre scelte o dalla nostra volontà ma dalle convenzioni, da questa falsa democrazia della maggioranza. Guardandole, nella loro apparente brutalità, mi è venuto da pensare alle guepière che “imprigionavano”, appunto, i corpi femminili - per conformarli con un innaturale “vitino di vespa”, guepe in francese significa appunto vespa - ed alle donne che anche rifiutando questi, ed altri simili indumenti, hanno condotto una loro lotta di liberazione).

 

Poi, naturalmente i titoli che tu hai scelto per ogni opera (finalmente non “composizione n. 1, n. 2, .. n. n”) che formano un secondo racconto, una seconda possibilità di lettura, una possibile scelta interpretativa … tu dici: il disagio della ragione, Goya – e non sembri irrispettoso - il sonno della ragione genera mostri.

Si, decisamente mi piace.

 

Insomma, mi sono venute in mente queste curiose idee, e poi anche ho riconosciuto quanta parte di questa fascinazione dipendesse dalla tua oramai collaudata abilità nella giustapposizione di materiali e nell’uso dei colori – i rossi, i bianchi madreperlacei  e poi i gialli e quei celestini un po’ cinerei. Oserei usare un vocabolo desueto: tutte queste tue cose sono belle.